INTRODUZIONE
L’assemblea del Tavolo del Terzo Settore del 12 marzo 2009 ha deciso di articolarsi in “tavoli tematici” ritenendo opportuno convocare per primo il tavolo dedicato alla condizione degli anziani.
La prima riunione “tematica”, coordinata dal responsabile dell’Ufficio di Piano, si è tenuta il giorno 16 marzo e si è conclusa dando mandato al responsabile dell’Ufficio di Piano di predisporre la bozza di un documento che, partendo dalle elaborazioni già contenute nel Programma Locale di Interventi e Servizi Sociali (PLISS) della Municipalità 5 Arenella Vomero, consentisse di disporre di uno strumento di lavoro, da incrementare e da integrare, prima di essere definitivamente adottato.
La bozza è stata inviata via e-mail a tutte le associazioni ed è stata presentata e discussa nel corso della successiva riunione “tematica” del 31 marzo. Ulteriori contributi sono pervenuti anche nei giorni successivi.
Quella che segue è la stesura conclusiva del documento.
(in questa versione le tabelle non si possono visualizzare)
CONTESTO SOCIO-DEMOGRAFICO
La Municipalità 5 presenta un’alta densità abitativa: 16.170 di abitanti per kmq, pari al doppio del dato cittadino di 8.566. Nel quartiere Vomero ben 22.095 abitanti per kmq.
Quartiere Superficie Kmq Abitanti n. assoluto % abitanti sulla Città
Arenella 5,25 72.031 7,17%
Vomero 2,17 47.947 4,77%
Totale 7,42 119.978 11,34%
Nostre elaborazioni sulla base dei dati del Censimento 2001
Analizzando la distribuzione degli abitanti per fasce d’età e procedendo alla comparazione con il dato relativo alla città di Napoli, si rilevano:
- un tasso di natalità prossimo a quello cittadino;
- una concentrazione più alta per la fascia d’età che va dai 65 anni in poi.
Grafici e tabelle, estrapolati dal Profilo di Comunità, parte integrante del PLISS della Municipalità 5, consentono di visualizzare adeguatamente il contesto descritto.
l’incremento delle classi di età più avanzate, con particolare incidenza femminile, comporta una differenziata evoluzione dei bisogni dei cittadini residenti nella Municipalità 5 in cui si concentrano i tassi più alti di abitanti ultrasessantacinquenni della città.
L’incidenza di famiglie composte da “un solo genitore con figli” , di famiglie prive di figli oppure di nuclei familiari composti da una sola persona, spesso anziana, si caratterizza con percentuali superiori alla media cittadina.
In tale contesto, la domanda di assistenza derivante da patologie invalidanti o da una condizione psico-fisica di non piena autonomia, si incrementa “naturalmente”.
Fenomeni, anche lievi, di demenza tipo Alzheimer (che incidono per circa il 60%), di Sclerosi Multipla o di Morbo di Parkinson, caratterizzano il contesto ed assumono problematicità socio-sanitarie nel caso di anziani che vivono da soli e che rischiano di vedersi ridotta o di perdere del tutto la propria autosufficienza.
I soggetti affetti da malattia di Alzheimer lieve-moderata, presi in carico nel 2005 dalle UU.OO.AA. Anziani della ASL NA1 sono pari all’ 1.5% della popolazione anziana della città. Il maggior numero di essi si concentra nelle Municipalità 8 (3.04%), 2 (2.50%) e 5 (2.19%).
La particolare attenzione che viene posta a questa specifica tipologia di malattia cronica è fondata non solo sull’incidenza del fenomeno ma anche sugli aspetti socioeconomici che la caratterizzano.
La demenza di Alzheimer è una malattia “familiare”, nel senso che incide profondamente, più di altre patologie, sugli equilibri affettivi, sociali ed economici dei nuclei familiari che manifestano evidenti difficoltà nel garantire, da soli, la presa in carico del malato che, è bene sottolinearlo, assorbe mediamente dalle sette alle undici ore di assistenza diretta (fonte AIMA).
Analoghe considerazioni valgono, naturalmente, per tutte le tipologie di malattia “invalidanti”, le malattie neurologiche, depressive e psichiche che, con specifiche modalità strettamente connesse al tipo di patologia, provocano profonde alterazioni comportamentali dell’intero nucleo familiare.
E’ appena il caso di sottolineare come, purtroppo, tali processi riguardino, in maniera crescente, anche altre classi di età e rimandano ad un’analisi più accurata che è all’origine dell’istituzione di uno specifico tavolo di lavoro tematico sebbene, per la stretta interconnessione che intercorre tra le due problematiche, si è preferito inserire in questa sede le principali riflessioni che possono essere estese ad altri soggetti fragili.
Le funzioni di cura vengono garantite, prevalentemente, dalla rete dei “medici di famiglia”, dall’articolazione dei servizi all’utenza del Distretto 47 della ASL NA1 e sono rafforzate dalla presenza dei principali presidi ospedalieri cittadini sul territorio della Municipalità.
Con qualche approssimazione si può convenire sul fatto che la rete istituzionale riesca a garantire prestazioni accettabili o quanto meno tali da non proporre chiavi di lettura emergenziali.
La più alta incidenza di popolazione anziana non autosufficiente, rispetto ad altri territori, induce ad ipotizzare una maggiore domanda di assistenza sanitaria che va correlata ad una riflessione sugli “indici di carico di cura” ed al ricorso all’ospedalizzazione.
La Municipalità 5 si distingue come l’area territoriale in cui il carico di cura viene maggiormente assorbito ed integrato dalle famiglie (ricadendo prevalentemente sulla componente femminile spesso chiamata a ricoprire, contemporaneamente, le esigenze di cura di due generazioni) e nella quale i tassi di ospedalizzazione degli anziani sono più bassi della media cittadina che risulta essere più alta della media regionale e nazionale.
Quindi, sebbene la maggiore longevità dovrebbe incidere sulla spesa sanitaria e sulla domanda di servizi socio-sanitari, le condizioni culturali, economiche, abitative, degli anziani residenti nella Municipalità 5 producono una risposta in linea o più bassa delle medie nazionali, come si evince dalle tabelle che seguono e che andranno integrate ed aggiornate anche per consentire un adeguato monitoraggio dei fenomeni descritti.
Un contesto estremamente significativo che sarà posto alla base di alcune delle valutazioni che seguono per le implicazioni sociali e culturali che lo determinano. Tra esse si intende evidenziare la necessità di realizzare iniziative informative e formative rivolte ai familiari dei soggetti affetti dalle patologie prima enunciate, costretti a gestire situazioni complesse e sottoposti a pesanti carichi psicologici ed affettivi pur non disponendo, quasi mai, dell’adeguata preparazione professionale.
In tale ambito sarà opportuno implementare le esperienze di volontariato e di servizio civile che offrono sostegno alle famiglie ed aiuto alle persone fragili, rafforzando in tal modo il rapporto intergenerazionale che può instaurarsi tra gli assistiti ed i volontari.
Di particolare suggestione, inoltre, e ben aderenti al profilo di comunità dei cittadini della Municipalità 5, sono le reti informali di solidarietà e di supporto sociale, di natura familiare, di vicinato e di comunità che si intendono approfondire e valorizzare.
E’ su quest’ultima sfera che possono insistere con particolare efficacia la rete territoriale delle parrocchie e delle Associazioni del volontariato.
Inoltre, potranno essere promossi gruppi di “auto-mutuo-aiuto” costituiti da familiari che vivono le stesse problematiche.
PER UNA RISPOSTA INTEGRATA AI BISOGNI
L’assistenza domiciliare integrata
L’offerta di Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.), punto di forza delle politiche di assistenza agli anziani e di sostegno alle famiglie nei compiti di cura, deve essere ampliata e riqualificata sulla base dell’esperienza pur positiva finora registrata, di collaborazione tra operatori sociali ed operatori sanitari.
Non si possono ritenere soddisfacenti i risultati fin qui conseguiti dalle prestazioni che l’intervento congiunto di Comune ed ASL NA1 riesce a garantire e non possono lasciare indifferenti le difficoltà in cui si sono venute a trovare le cooperative sociali a cui il Comune ha affidato la gestione del servizio.
Qui inseriamo i dati aggiornati al 2008 ricostruiti in collaborazione con la PUAT
E’ indispensabile pervenire ad un nuovo modello organizzativo che garantisca continuità e qualità del servizio reso. In tal senso, tra l’altro, si è recentemente pronunciato il Coordinamento Interistituzionale Municipale (CIM) con una nota a firma congiunta del Presidente della Municipalità 5 e del Direttore Sanitario del Distretto 47 della ASL Napoli1.
Tra i due soggetti istituzionali andranno rafforzati gli investimenti finalizzati alla programmazione integrata ricorrendo alle leve della formazione, della valorizzazione delle “prassi” di rete e della comunicazione, avvalendosi, su quest’ultimo punto, tra l’altro, della rete delle farmacie e della disponibilità a promuovere campagne informative già formalizzata in un Protocollo d’intesa tra l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli e la Municipalità 5.
In questa sede si intende rilanciare, con forza, la indispensabilità di potenziare la rete integrata tra i servizi dedicati alla prevenzione, i servizi distrettuali, la specialistica territoriale e l’assistenza ospedaliera, attraverso un percorso di “casemanagement” per assicurare:
• appropriatezza
• continuità assistenziale
• equità di accesso nell'erogazione delle prestazioni socio-sanitarie
• riduzione ricoveri impropri (e quindi dei costi)
• monitoraggio e valutazione delle prestazioni
• miglioramento della compliance del paziente e/o della sua famiglia, educandolo e responsabilizzandolo, al tempo stesso, alla gestione della malattia.
Il Case Manager "si farà carico" di tutte le esigenze della persona assistita e della famiglia e si rapporterà con le istituzioni, il personale socio – sanitario, i parenti, i vicini di casa. L'intervento sulla persona avrà, così, un riferimento preciso con l’obiettivo di evitare un'assistenza disaggregata che, inoltre, risulta antieconomica e inutile, perché l'assistito rimane solo con i suoi problemi.
Evitando ogni equivoco sulle diverse funzioni che debbono essere poste in capo alle istituzioni (Comune ed ASL, anche in collaborazione con il privato sociale) e quelle che possono essere ricoperte dalle associazioni del Volontariato i cui associati dispongano dei requisiti minimi formativi ed attitudinali, il contesto finora descritto rappresenta una delle principali aree di intervento che si ritiene doveroso estendere e qualificare.
Particolare ruolo ricoprono quelle Associazioni che svolgono attività di volontariato negli Ospedali e nelle Case di Cura e che promuovono iniziative di sostegno agli ammalati e, nell’Ospedale Santobono o negli altri reparti pediatrici ospedalieri, ai bambini ricoverati.
(problematica sulla quale si ritornerà sviluppando uno specifico capitolo del documento di programmazione territoriale)
Il care-giver
I dati relativi al carico assistenziale da parte del care-giver impongono una riflessione ed un impegno nella ricerca di soluzioni sempre più qualificate ed integrate, fra tutti gli attori coinvolti nell’assistenza, a sostegno non solo del paziente fragile ma anche dell’intero nucleo familiare.
L’ipotesi di lavoro che si intende sviluppare, parte dalla constatazione che la risposta ai diversi gradi di bisogno (assistenza sanitaria, assistenza materiale, agenti di prossimità per un’assistenza “umana”, socializzazione e superamento della solitudine e del senso di inutilità) vada strutturata in modo “sistemico”: lo stesso soggetto può avere bisogno di più interventi; la condizione del soggetto può modificarsi portandolo a ricorrere ad un intervento piuttosto che all’altro. Solo il governo dell’intera gamma degli interventi e delle opportunità può consentire una risposta efficiente ed efficace, stimolare sinergie e l’elaborazione di nuovi modelli di intervento.
In tale ottica si potrà superare la rigida alternativa tra l’intervento istituzionale, la funzione dei diversi enti che operano nell’area del volontariato di sostegno alla persona e l’attività di cura ed assistenza svolta autonomamente dalle famiglie, per puntare ad integrare sinergicamente gli sforzi e le risorse disponibili.
L’attenzione all’autosufficienza degli anziani, soprattutto quando si tratta di anziani che vivono da soli, stimola la riflessione sugli strumenti che bisogna implementare e costruire ex novo.
L’informazione
Una prima riflessione riguarda la diffusione e la circolazione delle informazioni relative alla gestione delle risposte alle fragilità nonché alle risorse presenti sul territorio. Tali informazioni non sempre giungono in modo adeguato ed in tempo reale: il carico assistenziale potrebbe essere ridotto a partire da una informazione corretta e precoce e dalla diffusione di adeguate e specifiche indicazioni per pianificare gli interventi assistenziali con un accompagnamento dedicato.
La programmazione, la progettazione e la realizzazione di campagne informative impegna la Municipalità 5 ed i diversi soggetti che sarà possibile coinvolgere attivamente per procedere alla “personalizzazione” della comunicazione, soprattutto quella rivolta agli anziani, soggetti da raggiungere con messaggi efficaci e veicolati attraverso i luoghi maggiormente frequentati (uffici postali, medici di famiglia, negozi, etc.) e con caratteristiche di maggiore familiarità, che si prestano alle modalità di comunicazione “per diffusione” orale ed informale.
Gli strumenti istituzionali di Comunicazione Sociale di rilevanza generale (Portale Napoli Città Sociale, Rivista cittadina, Avvisi pubblici a mezzo manifesti stradali) andranno integrati con strumenti a maggiore valenza locale o riferiti a specifici target. Un ruolo essenziale dovrà essere esercitato dalle Associazioni di volontariato che possono svolgere la funzione di “antenne territoriali” orizzontali (presenza sul territorio, in un quartiere, una strada/piazza, un condominio) o verticali (specializzate nell’assistenza ad uno specifico target) previste dal Piano Sociale di Zona del Comune di Napoli.
La casa, la ricerca di un alloggio, rappresentano uno dei grandi problemi di Napoli e delle principali città italiane. Nella Municipalità 5 è complessivamente migliorata la qualità delle abitazioni ma si registra un’estrema difficoltà nel trovare una casa da abitare.
Il miglioramento delle condizioni abitative emerge da diversi elementi: dalla crescente diffusione dei servizi essenziali dell’alloggio, dalla diminuzione del numero di occupanti per stanza, dall’aumento del numero di abitazioni occupate in proprietà.
Permane, al contrario una scarsa attenzione per il superamento delle barriere architettoniche che rappresentano un vincolo, spesso insormontabile, per alcuni segmenti di popolazione residente.
Per quanto riguarda la Municipalità 5, i valori si discostano molto da quelli cittadini in quanto si rileva una maggiore concentrazione di abitazioni di proprietà (68,2%) seguite da una piccola quota di abitazioni in affitto con il 24.7%; dato nettamente inferiore a quello cittadino pari al 44%.
Altrettanto rilevante e sicuramente migliore del dato cittadino è il numero di abitanti per stanza:
Non da meno vanno tenute in particolare considerazione le problematiche connesse alla ricerca di un alloggio da parte dei soggetti fragili. Alla difficoltà di trovare un alloggio in affitto e di poter garantire il pagamento di un canone “ragionevole”, si sommano le diverse derive speculative (contratti “uso studio”, contratti per “non residenti” e non registrati) che ne rendono ancora più precaria la ricerca.
Un fenomeno da indagare e da censire riguarda il crescente incremento di situazioni in cui l’appartamento viene diviso con persone che non risultano ufficialmente residenti.
Tutto quanto sopra elencato induce la necessità di procedere all’aggiornamento dei dati riportati dal Profilo di Comunità e che risalgono alle statistiche ufficiali relative al Censimento 2001. Un’attività di aggiornamento e ricerca, da sviluppare in collaborazione con gli Uffici anagrafici del Comune e supportata dall’esperienza diretta delle organizzazioni sindacali dei pensionati, dei consumatori e degli inquilini.
Il dato relativo al maggior numero di cittadini ultrasessantacinquenni che risulta proprietario del proprio alloggio oppure in grado di sostenere l’affitto dell’appartamento abitato, spesso, da molti anni, rafforza la già naturale tendenza, soprattutto tra gli anziani, a non voler abbandonare, neanche temporaneamente (come nel caso dei ricoveri ospedalieri) la propria casa e, quindi, il proprio contesto, le proprie abitudini, le proprie sicurezze.
Se uno degli obiettivi è quello di assecondare tale, condivisibile esigenza, le iniziative da intraprendere vanno calibrate sull’intera gamma degli interventi necessari per garantire il diritto a vivere, serenamente, la propria vita tra i propri affetti e le proprie cose.
Dell’Assistenza Domiciliare Integrata si è già detto. Se proprio non si vogliono scomodare altri principi ed altri valori, bisognerebbe interrogarsi non tanto sui costi di tale intervento ma sui risparmi che esso può rappresentare come alternativa alla lungodegenza ed al ricorso all’ospedalizzazione anche quando non è strettamente necessario.
L’abbandono della propria abitazione deve essere preso in considerazione solo come ultima ipotesi poiché non è stato possibile ricorrere a soluzioni alternative.
Preliminarmente è opportuno meglio definire il quadro relativo agli anziani che sono collocati in strutture pubbliche, convenzionate e private.
la residenzialità: la carenza di strutture pubbliche – le strutture private
Gli utenti delle strutture residenziali sono cittadini anziani, di età superiore ai 65 anni di età, invalidi (in misura pari o superiore al 67%) e inabili al lavoro, con una inadeguata rete di assistenza familiare e in disagiate condizioni economiche. Il Comune di Napoli garantisce tale servizio attraverso strutture convenzionate presenti sul territorio cittadino e regionale.
Sulla base dei dati riferiti al 2005, leggermente inferiori a quelli rilevati due anni prima, i casi di ricovero in case di riposo di cittadini della Municipalità 5 ammontano a 27 unità. Inoltre, altri 7 soggetti sono assistiti in cronicari. Aggiornando il dato con informazioni più recenti sarà possibile verificare se la tendenza si conferma, rafforzando il convincimento che a tali soluzioni si ricorre solo in casi estremi.
Inoltre, trattandosi di informazioni relative al ricorso a strutture pubbliche, a cui si accede sulla base di particolari condizioni svantaggiate, il dato dei ricoverati residenti nella Municipalità è assolutamente parziale.
E’ opportuno procedere ad un puntuale censimento delle strutture (private) che operano nel territorio della Municipalità 5, verificandone la natura e l’aderenza al rispetto delle normative vigenti, il tipo di prestazioni che in esse vengono erogate ed i costi.
In assenza, sul territorio della Municipalità 5, di strutture pubbliche o promosse dal privato sociale e da soggetti “no profit”, l’intero segmento dell’offerta è presidiato esclusivamente da strutture promosse da privati dalle quali non si può certo pretendere che privilegino valori etici e vocazione sociale (sebbene anche da tali soggetti, soprattutto quando investono in settori tanto delicati, è giusto pretendere che si attengano ad alcune prescrizioni di carattere generale).
Un obiettivo di medio periodo è quello di realizzare sul territorio una struttura di accoglienza che potrebbe avere, tra l’altro, anche il compito di calmierare i prezzi.
Tale struttura potrebbe essere promossa in collaborazione tra l’ente comunale ed il privato sociale, realizzando una forma nuova di cooperazione e la sperimentazione di un nuovo modello organizzativo e gestionale, ad esempio coinvolgendo gli stessi ospiti nell’assetto societario o nella struttura di gestione.
Il principale vincolo risulta essere dato dalla mancanza di strutture di proprietà del Comune da destinare al progetto - non da meno sarà opportuna un’accurata verifica delle eventuali disponibilità di altri enti pubblici - e dal livello assolutamente inaccessibile del mercato dei fitti.
La delocalizzazione della struttura, pur ipotizzabile come estrema ratio, ne ridurrebbe la portata poiché ne limiterebbe le caratteristiche concorrenziali.
Sarebbe davvero suggestivo immaginare che possa essere allocata in un bene confiscato alla malavita organizzata oppure acquisibile attraverso un’iniziativa pubblico-privato di carattere benefico (donazioni, etc.)
la domiciliarità: nuove prospettive
Se l’obiettivo è quello di consentire al maggior numero possibile di anziani di restare a casa propria, ogni iniziativa tesa a garantire tale opportunità deve essere accuratamente valutata ed incentivata.
Sebbene consapevoli delle obiezioni di natura psicologica e pratica che possono essere sollevate, non si intende trascurare la possibilità di verificare la percorribilità di fare incontrare la domanda e l’offerta di alloggio che interessano, in modo speculare, le diverse generazioni.
A fronte di anziani che vivono da soli, spesso in appartamenti medio-grandi, si registra una crescente, inevasa, necessità di abitazioni, anche in via temporanea, soprattutto tra le nuove generazioni.
Naturalmente, le ipotesi di lavoro che seguono non prendono in considerazione quello che può essere definito il mercato, anche sommerso o informale, dei fitti parziali o dei subaffitti. In questa sede, per essere espliciti, non si intende affrontare la problematica di quei nuclei familiari che “affittano” una stanza (a …) poiché in tal caso sono già state affrontate e risolte, a monte, le problematiche che si intendono qui sviluppare.
E’ possibile fare incontrare anziani che dispongono di spazio abitativo e che sono, prevalentemente, alla ricerca di compagnia, soprattutto nelle ore notturne, e giovani studenti (fuori sede), persone in particolari condizioni personali (lavoratori temporaneamente trasferiti nella nostra città, separate/i ragazze madre, …) disponibili a sottoscrivere una particolare forma di “contratto”: un’abitazione in cambio del rispetto di regole di convivenza e di presidio dell’abitazione chiaramente pattuite e “garantite” da un soggetto terzo in grado di tutelare, in particolare, l’anziano che vi aderisca.
Si propone, quindi, di un modello che richiama le vacanze o i soggiorni per studio “alla pari”, ospitalità in cambio di piccole prestazioni. Sul punto andranno raccolte ed analizzate le diverse esperienze che si vanno consolidando in altre aree del Paese.
i servizi di prossimità
Un indicatore del grado di autosufficienza degli anziani è dato dalla capacità di svolgere e garantirsi regolarmente le funzioni di pulizia e cura, cucina, lavanderia , etc …
Sono noti, anche ai Servizi Sociali Territoriali, esempi di forme di solidarietà condominiale a favore di anziani che non riescono più a cucinare regolarmente (oppure a cui per motivi di sicurezza è sconsigliato l’allacciamento del gas), di gruppi di anziani che si attivano per farsi consegnare a domicilio particolari forniture di generi alimentari realizzando risparmio e maggiore qualità o che “si aiutano” per disbrigare le principali attività quotidiane.
In questo ambito si inserisce, tra l’altro, l’intervento dei “pony della sicurezza e solidarietà” erogato da enti del volontariato che sebbene proposto negli ultimi anni a fasi alterne, non continuative e con lunge soste, viene apprezzato e riconosciuto dall’utenza.
La crescente richiesta di interventi si sta dimostrando nettamente superiore all’offerta che, in via ordinaria, si riuscirà a mettere in campo anche per il 2009
Gli anziani si fidelizzano agli operatori e rivolgono richieste di aiuto sempre più complesse e maggiormente articolate che, per alcuni interventi, rientrano nell’ambito di prestazioni professionali di ambito socio assistenziale.
Ad esse, inevitabilmente, si può rispondere soltanto prevedendo una sostanziale riorganizzazione del servizio valorizzando e riqualificando l’esperienza che gli operatori già da diversi anni svolgono.
Il modello solidaristico “spontaneo” - naturalmente da incoraggiare e valorizzare - ed il contributo delle associazioni del volontariato, andrebbero affiancati da una solida azione di sostegno alla possibilità di vedersi garantiti al proprio domicilio, anche a fronte del pagamento di un corrispettivo, alcuni servizi essenziali.
I servizi potrebbero essere erogati da soggetti del terzo settore, selezionati e convenzionati dal Comune, in grado di fornire le prestazioni nell’ambito di aree delimitate territorialmente e per numero di fruitori (condomini, parchi, etc.), area di competenza delle Parrocchie.
Si ipotizza la possibilità di garantire, sulla falsariga di quanto già avviene regolarmente con il servizio di refezione scolastica, pasti caldi a domicilio (definendo e pattuendo centralmente la soglia minima di pasti da erogare in un ambito territoriale circoscritto e contrattando le condizioni di miglior favore sulla base dei prezzi già previsti per le forniture scolastiche o ospedaliere).
Non si trascuri il fattore relativo alla possibilità di accedere, a prezzi competitivi, ad un prodotto sottoposto al rispetto di tabelle alimentari equilibrate, elaborate e controllate dalla ASL, in grado di rispondere anche a standard specifici (diabetici, vegetariani, etc.) soprattutto tenendo conto che c’è chi ricorre con una certa regolarità alle produzioni di rosticcerie e tavole calde oppure, anche per motivi economici, a diete carenti e squilibrate.
Il servizio di lavanderia e stireria potrebbe essere organizzato tra alcune lavanderie convenzionate ed il contributo dei volontari per il ritiro e la consegna a domicilio dei capi.
In analogia andrebbero erogati gli altri servizi essenziali.
SUPERARE LA SOLITUDINE
PROMUOVENDO NUOVE FORME DI AGGREGAZIONE E SOCIALIZZAZIONE
La Municipalità è impegnata nella promozione di centri aggregativi, anche spontanei, a partire dalle piazze e dagli spazi verdi da condividere con altri soggetti quali bambini ed adolescenti. Un processo che è già storicamente consolidato in luoghi come i giardini di via Ruoppolo ma che può essere replicato in altre aree già parzialmente attrezzate o in via di ristrutturazione e riqualificazione.
L’obiettivo è quello di prevedere l’estensione degli spazi attrezzati, di aree per il gioco e per i percorsi didattici, in modo da agevolarne e qualificarne l’utilizzo, ponendo particolare attenzione all’incontro intergenerazionale ed alla possibilità di convivenza con gli animali domestici, istituendo per essi aree di “sgambamento” e spazi attrezzati dedicati.
Quest’ultima tematica rimanda non solo agli aspetti logistici connessi alla possibilità di tenere un animale (di supporto o di compagnia) ma ai numerosi aspetti pratici ad essa collegati e che possono consentire ad un anziano di poter continuare ad avvalersi della compagnia di un animale domestico.
Di nuovo, si ripropone la possibilità di incentivare il rapporto intergenerazionale stimolando il contributo di giovani volontari che possano prendersi cura degli animali in alcuni periodi o per alcune esigenze non sempre risolvibili dai proprietari che, per tali motivi, rischiano di doversene separare.
Infine, potrebbero essere individuate strutture, anche da convenzionare, in cui sia possibile organizzare eventi sociali, sportivi, ricreativi e culturali da programmare congiuntamente ai soggetti aderenti alla Consulta delle Associazioni ed al Tavolo del Terzo Settore.
due prime concrete articolazioni
Già prima dell’insediamento del Tavolo del Terzo Settore, su iniziativa di alcune associazioni del volontariato che svolgono un ruolo importante nell’ambito del “Tavolo”, sono stati avviati due progetti: “Il Giardino dei Non ti scordar di me ” e “conf-orto Urbano” dei quali, in questa sede, si forniscono schede sintetiche.
Il primo progetto è rivolto a persone con Alzheimer (e di altri tipi di demenza), correlando l’azione di cura ad un intervento sugli spazi edilizi ed urbani. La progettazione di spazi ad hoc supporta lo sviluppo di programmi terapeutici, collaborando con la componente più squisitamente sanitaria.
La “garden therapy” offre la possibilità di unire manualità e creatività in uno spazio all’aperto, ma protetto rispetto al mondo esterno che a questi ammalati spesso appare come un ambiente totalmente ostile. Nel giardino dei non ti scordar di me gli ammalati potranno avvalersi di stimolazioni sensoriali (udito, vista, tatto, etc.) e terapeutiche contrastando il declino cognitivo e potenziando le capacità connettive.
Il giardino deve rappresentare un percorso guidato, all'interno del quale le persone affette da Alzheimer possono muoversi liberamente, senza pericoli, in vialetti pavimentati oppure in spazi verdi, senza alcun tipo di ostacolo e caratterizzati da un buon numero di panchine e corrimani. La guida ideale è rappresentata dalla natura: chi lo frequenta e vi sosta entra, infatti, in contatto con i diversi colori e aromi delle varie specie di piante presenti.
Inoltre, sono previsti spazi pieni (emicicli provvisti di comode sedute) da destinare ad esercizi di espressione teatrale e mimica il cui obbiettivo è usare l'umorismo, il gioco, il contatto empatico verbale, non verbale, il contatto fisico, la comicità in esercizi-gioco per canalizzare gli stati emozionali negativi: ansia, aggressività, apatia, tristezza; per strutturare percorsi ludici di orientamento spaziale; per rieducare alla manualità; per intervenire sullo schema corporeo nel tentativo di recuperarne la consapevolezza funzionale; per fornire ancoraggi comportamentali finalizzati al recupero delle abilità relazionali alternati a spazi vuoti per consentire i percorsi per la deambulazione e il tessuto connettivo.
Il secondo progetto, per il recupero di spazi ed aree verdi abbandonati per combattere l’antropizzazione del territorio è stato inserito nel Piano Strategico dell’Assessorato alle Pari Opportunità 2008 – 2010 del Comune di Napoli.
Il progetto CONF-ORTO URBANO prevede la creazione di orti sperimentali gestiti e curati da gruppi di cittadini per incrementare il conforto, l’impegno e lo svago: una realtà viva, dinamica e partecipativa.
Il progetto si prefissa l’obiettivo di:
- incrementare le zone verdi quali luogo di aggregazione e di educazione nonché di applicazione di principi elementari di botanica e floricoltura;
- la promozione e la creazione di scorci di campagna in città rivitalizzando parchi, aiuole e qualsiasi altra zona adibibile a verde, per combattere l’antropizzazione del territorio ed incrementare una nuova cultura ambientalista attualizzandola nel nostro contesto estremamente urbanizzato;
- far conoscere e diffondere la cultura del verde, favorendo anche un ponte generazionale fra i giovanissimi e le scolaresche (allievi) e le nonne e i nonni (docenti). Che, in tal modo, diverrebbero protagonisti di una missione estremamente formativa ed originale, allontanandosi dalla solitudine e riacquistando “peso sociale”.
Un centro sociale per anziani
Tra gli obiettivi di breve periodo vi è la creazione di una struttura per anziani, da ubicare in uno spazio dedicato, da reperire nell’ambito delle disponibilità del Comune o di altri soggetti pubblici, e da caratterizzare con una propria specializzazione “verticale”, strettamente correlata alla storia del Quartiere ed alle sue tradizioni.
Una volta individuata l’area da attrezzare, problematica che rimanda ad alcune valutazioni prima espresse in merito alle difficoltà che si incontrano per reperire spazi di proprietà pubblica, sarà possibile ipotizzare la promozione del soggetto a cui affidare la conduzione della struttura, le modalità di affidamento, il tipo di partecipazione attiva, alle decisioni ed alla gestione, dei potenziali fruitori.
L’impianto sportivo Collana e le palestre delle scuole
La possibilità di utilizzare l’impianto sportivo Collana per Associazioni di volontariato opportunamente selezionate e convenzionate, potrebbe consentire l’organizzazione di iniziative dedicate agli anziani di natura ricreativa e terapeutica (ginnastica dolce, footing, piscina etc.). La constatazione che gli impianti risultino, allo stato, sottoutilizzati durante le ore mattutine, induce a considerare compatibili le diverse esigenze e priorità che gravano sull’impianto.
In vista dell’auspicabile ristrutturazione dell’impianto sportivo si dovrebbe tenere in maggiore considerazione la possibilità che in alcune giornate e fasce orarie possa essere adibito a tali iniziative ed andrebbero operati gli opportuni interventi per garantirne l’effettivo accesso ad anziani e disabili.
Inoltre, andrà verificata la fattibilità di consentire nelle ore pomeridiane e comunque non contrastanti con le attività didattiche, l’utilizzo delle palestre degli istituti scolastici statali del territorio della Municipalità 5.
LA COMUNITA’ EDUCANTE
il principio di comunità educante va esteso agli stili di vita, alla funzione di esempio degli adulti, alle modalità con cui si esercita il vivere civile; gli indicatori compresi nel profilo di Comunità della Municipalità 5 risultano confortanti:
il 62,16% dei residenti nella Municipalità risulta diplomato o laureato rispetto al 35,18% della città di Napoli.
La risorsa rappresentata dagli anziani / pensionati con specifiche propensioni pedagogico- didattiche (insegnati e docenti) e formative (tecnici e professionisti) può consentire l’effettivo incontro tra generazioni ma anche la solida base per esperienze di impegno civile e solidale, a favore, ad esempio, di segmenti più svantaggiati o degli immigrati.
Un bilancio relativo all’esperienza pluriennale dei “nonni civici” potrà consentire di riformulare l’intervento, oggi garantito da associazioni del volontariato ma, tendenzialmente, circoscritto alle sole attività di vigilanza, durante le fasi di entrata ed uscita degli alunni, in prossimità degli edifici scolastici.
INCLUSIONE E SOLIDARIETA’ – INCONTRO DI INTERESSI
Nella Municipalità 5 si registra la presenza dell’8,5% della popolazione straniera residente a Napoli: nuclei consistenti di lavoratori immigrati, soprattutto di alcune aree geografiche (oltre la metà del totale delle presenze ufficiali censite proviene dallo Srilanka e dall’Ucraina) e prevalentemente di sesso femminile.
I dati sono quelli ufficiali ma essi aumentano in maniera esponenziale se si considerano gli irregolari e tutte le diverse forme di lavoro nero che sono note alle diverse associazioni che intervengono sulla problematica. (la tematica sarà affrontata da uno specifico tavolo tematico; in questo documento compare esclusivamente per quanto rileva dal versante delle politiche sociali riferite agli anziani).
Si propone un interessante intreccio tra gli interventi finalizzati all’accoglienza ed all’integrazione dei lavoratori stranieri, prevalentemente badanti e domestiche, e la crescente domanda a cui questi lavoratori possono dare risposta.
Una domanda a cui, in percentuale minore ma, forse, con un grado pari o maggiore di “immersione”, contribuiscono anche lavoratori irregolari italiani e che si caratterizza, allo stato, per un insufficiente grado di preparazione professionale quando le prestazioni richieste riguardano l’assistenza ad anziani ammalati o a disabili.
La creazione di sportelli informativi e di orientamento per gli immigrati, in stretta collaborazione con le associazioni del volontariato e del terzo settore e tra esse quelle che già operano sul territorio su tale problematica (ACLI, CGIL, CISL, UIL, Associazioni dei Consumatori), può caratterizzarsi proponendo una “specializzazione verticale” da integrare con servizi educativi (imparare la lingua o recuperare elementi di alfabetizzazione) e formativi (imparare a cucinare, ad accudire, etc.).
Per l’organizzazione e l’erogazione di tali attività andranno coinvolti attivamente quegli enti, componenti del Tavolo del Terzo Settore, qualificati e specializzati, che lavorano prevalentemente sulle problematiche della formazione e dell’educativa i quali potranno, inoltre, in collaborazione con i servizi specializzati del Distretto 47 della ASL NA1, predisporre specifici moduli per l’acquisizione di nozioni di prima assistenza e pronto soccorso.
Gli esiti positivi di tali interventi formativi possono evolvere fino a rappresentare una “certificazione” del percorso effettuato, ad uso delle famiglie che intendono ricorrere a tali prestazioni, rispondendo in tal senso, sebbene indirettamente, al crescente bisogno di “sicurezza” che perviene soprattutto da anziani e soggetti deboli.
Le associazioni di volontariato, le sedi territoriali delle organizzazioni sindacali e le Parrocchie possono, in tale contesto, divenire i soggetti promotori (ed i garanti) dell’incontro tra domanda ed offerta nonché dell’implementazione delle attività di sportello “bidirezionale” (riferite sia agli immigrati che ai potenziali datori di lavoro).
CONCLUSIONI
I documenti di programmazione rischiano di configurarsi come “libri dei sogni” ed elencazione di buone intenzioni che potrebbero non realizzarsi mai, spesso per fattori che non dipendono direttamente da chi li elabora o li approva nelle sedi istituzionali.
Gli estensori del presente documento sono consapevoli di tale limite e ritengono decisivo procedere, anche per stadi e successivi gradi di avanzamento, alla concreta realizzazione dei principali obiettivi indicati costituendo, a tal fine, gruppi di lavoro per sviluppare gli approfondimenti, gli studi di fattibilità, le verifiche tecniche e la ricerca delle risorse.
Pertanto, ferma restando la possibilità di procedere a modifiche o ad ulteriori integrazioni del documento che potranno essere proposte dalle Associazioni che compongono il Tavolo del Terzo Settore della Municipalità 5, la versione rilasciata sul blog all’indirizzo:
http://municipalitasociale5.blogspot.com
potrà essere arricchita con contributi, utilizzando l’opzione “commenti” finalizzati a sviluppare ed implementare i diversi interventi operativi previsti dal documento.
(Napoli, 24 aprile 2009)
L’assemblea del Tavolo del Terzo Settore del 12 marzo 2009 ha deciso di articolarsi in “tavoli tematici” ritenendo opportuno convocare per primo il tavolo dedicato alla condizione degli anziani.
La prima riunione “tematica”, coordinata dal responsabile dell’Ufficio di Piano, si è tenuta il giorno 16 marzo e si è conclusa dando mandato al responsabile dell’Ufficio di Piano di predisporre la bozza di un documento che, partendo dalle elaborazioni già contenute nel Programma Locale di Interventi e Servizi Sociali (PLISS) della Municipalità 5 Arenella Vomero, consentisse di disporre di uno strumento di lavoro, da incrementare e da integrare, prima di essere definitivamente adottato.
La bozza è stata inviata via e-mail a tutte le associazioni ed è stata presentata e discussa nel corso della successiva riunione “tematica” del 31 marzo. Ulteriori contributi sono pervenuti anche nei giorni successivi.
Quella che segue è la stesura conclusiva del documento.
(in questa versione le tabelle non si possono visualizzare)
CONTESTO SOCIO-DEMOGRAFICO
La Municipalità 5 presenta un’alta densità abitativa: 16.170 di abitanti per kmq, pari al doppio del dato cittadino di 8.566. Nel quartiere Vomero ben 22.095 abitanti per kmq.
Quartiere Superficie Kmq Abitanti n. assoluto % abitanti sulla Città
Arenella 5,25 72.031 7,17%
Vomero 2,17 47.947 4,77%
Totale 7,42 119.978 11,34%
Nostre elaborazioni sulla base dei dati del Censimento 2001
Analizzando la distribuzione degli abitanti per fasce d’età e procedendo alla comparazione con il dato relativo alla città di Napoli, si rilevano:
- un tasso di natalità prossimo a quello cittadino;
- una concentrazione più alta per la fascia d’età che va dai 65 anni in poi.
Grafici e tabelle, estrapolati dal Profilo di Comunità, parte integrante del PLISS della Municipalità 5, consentono di visualizzare adeguatamente il contesto descritto.
l’incremento delle classi di età più avanzate, con particolare incidenza femminile, comporta una differenziata evoluzione dei bisogni dei cittadini residenti nella Municipalità 5 in cui si concentrano i tassi più alti di abitanti ultrasessantacinquenni della città.
L’incidenza di famiglie composte da “un solo genitore con figli” , di famiglie prive di figli oppure di nuclei familiari composti da una sola persona, spesso anziana, si caratterizza con percentuali superiori alla media cittadina.
In tale contesto, la domanda di assistenza derivante da patologie invalidanti o da una condizione psico-fisica di non piena autonomia, si incrementa “naturalmente”.
Fenomeni, anche lievi, di demenza tipo Alzheimer (che incidono per circa il 60%), di Sclerosi Multipla o di Morbo di Parkinson, caratterizzano il contesto ed assumono problematicità socio-sanitarie nel caso di anziani che vivono da soli e che rischiano di vedersi ridotta o di perdere del tutto la propria autosufficienza.
I soggetti affetti da malattia di Alzheimer lieve-moderata, presi in carico nel 2005 dalle UU.OO.AA. Anziani della ASL NA1 sono pari all’ 1.5% della popolazione anziana della città. Il maggior numero di essi si concentra nelle Municipalità 8 (3.04%), 2 (2.50%) e 5 (2.19%).
La particolare attenzione che viene posta a questa specifica tipologia di malattia cronica è fondata non solo sull’incidenza del fenomeno ma anche sugli aspetti socioeconomici che la caratterizzano.
La demenza di Alzheimer è una malattia “familiare”, nel senso che incide profondamente, più di altre patologie, sugli equilibri affettivi, sociali ed economici dei nuclei familiari che manifestano evidenti difficoltà nel garantire, da soli, la presa in carico del malato che, è bene sottolinearlo, assorbe mediamente dalle sette alle undici ore di assistenza diretta (fonte AIMA).
Analoghe considerazioni valgono, naturalmente, per tutte le tipologie di malattia “invalidanti”, le malattie neurologiche, depressive e psichiche che, con specifiche modalità strettamente connesse al tipo di patologia, provocano profonde alterazioni comportamentali dell’intero nucleo familiare.
E’ appena il caso di sottolineare come, purtroppo, tali processi riguardino, in maniera crescente, anche altre classi di età e rimandano ad un’analisi più accurata che è all’origine dell’istituzione di uno specifico tavolo di lavoro tematico sebbene, per la stretta interconnessione che intercorre tra le due problematiche, si è preferito inserire in questa sede le principali riflessioni che possono essere estese ad altri soggetti fragili.
Le funzioni di cura vengono garantite, prevalentemente, dalla rete dei “medici di famiglia”, dall’articolazione dei servizi all’utenza del Distretto 47 della ASL NA1 e sono rafforzate dalla presenza dei principali presidi ospedalieri cittadini sul territorio della Municipalità.
Con qualche approssimazione si può convenire sul fatto che la rete istituzionale riesca a garantire prestazioni accettabili o quanto meno tali da non proporre chiavi di lettura emergenziali.
La più alta incidenza di popolazione anziana non autosufficiente, rispetto ad altri territori, induce ad ipotizzare una maggiore domanda di assistenza sanitaria che va correlata ad una riflessione sugli “indici di carico di cura” ed al ricorso all’ospedalizzazione.
La Municipalità 5 si distingue come l’area territoriale in cui il carico di cura viene maggiormente assorbito ed integrato dalle famiglie (ricadendo prevalentemente sulla componente femminile spesso chiamata a ricoprire, contemporaneamente, le esigenze di cura di due generazioni) e nella quale i tassi di ospedalizzazione degli anziani sono più bassi della media cittadina che risulta essere più alta della media regionale e nazionale.
Quindi, sebbene la maggiore longevità dovrebbe incidere sulla spesa sanitaria e sulla domanda di servizi socio-sanitari, le condizioni culturali, economiche, abitative, degli anziani residenti nella Municipalità 5 producono una risposta in linea o più bassa delle medie nazionali, come si evince dalle tabelle che seguono e che andranno integrate ed aggiornate anche per consentire un adeguato monitoraggio dei fenomeni descritti.
Un contesto estremamente significativo che sarà posto alla base di alcune delle valutazioni che seguono per le implicazioni sociali e culturali che lo determinano. Tra esse si intende evidenziare la necessità di realizzare iniziative informative e formative rivolte ai familiari dei soggetti affetti dalle patologie prima enunciate, costretti a gestire situazioni complesse e sottoposti a pesanti carichi psicologici ed affettivi pur non disponendo, quasi mai, dell’adeguata preparazione professionale.
In tale ambito sarà opportuno implementare le esperienze di volontariato e di servizio civile che offrono sostegno alle famiglie ed aiuto alle persone fragili, rafforzando in tal modo il rapporto intergenerazionale che può instaurarsi tra gli assistiti ed i volontari.
Di particolare suggestione, inoltre, e ben aderenti al profilo di comunità dei cittadini della Municipalità 5, sono le reti informali di solidarietà e di supporto sociale, di natura familiare, di vicinato e di comunità che si intendono approfondire e valorizzare.
E’ su quest’ultima sfera che possono insistere con particolare efficacia la rete territoriale delle parrocchie e delle Associazioni del volontariato.
Inoltre, potranno essere promossi gruppi di “auto-mutuo-aiuto” costituiti da familiari che vivono le stesse problematiche.
PER UNA RISPOSTA INTEGRATA AI BISOGNI
L’assistenza domiciliare integrata
L’offerta di Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.), punto di forza delle politiche di assistenza agli anziani e di sostegno alle famiglie nei compiti di cura, deve essere ampliata e riqualificata sulla base dell’esperienza pur positiva finora registrata, di collaborazione tra operatori sociali ed operatori sanitari.
Non si possono ritenere soddisfacenti i risultati fin qui conseguiti dalle prestazioni che l’intervento congiunto di Comune ed ASL NA1 riesce a garantire e non possono lasciare indifferenti le difficoltà in cui si sono venute a trovare le cooperative sociali a cui il Comune ha affidato la gestione del servizio.
Qui inseriamo i dati aggiornati al 2008 ricostruiti in collaborazione con la PUAT
E’ indispensabile pervenire ad un nuovo modello organizzativo che garantisca continuità e qualità del servizio reso. In tal senso, tra l’altro, si è recentemente pronunciato il Coordinamento Interistituzionale Municipale (CIM) con una nota a firma congiunta del Presidente della Municipalità 5 e del Direttore Sanitario del Distretto 47 della ASL Napoli1.
Tra i due soggetti istituzionali andranno rafforzati gli investimenti finalizzati alla programmazione integrata ricorrendo alle leve della formazione, della valorizzazione delle “prassi” di rete e della comunicazione, avvalendosi, su quest’ultimo punto, tra l’altro, della rete delle farmacie e della disponibilità a promuovere campagne informative già formalizzata in un Protocollo d’intesa tra l’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli e la Municipalità 5.
In questa sede si intende rilanciare, con forza, la indispensabilità di potenziare la rete integrata tra i servizi dedicati alla prevenzione, i servizi distrettuali, la specialistica territoriale e l’assistenza ospedaliera, attraverso un percorso di “casemanagement” per assicurare:
• appropriatezza
• continuità assistenziale
• equità di accesso nell'erogazione delle prestazioni socio-sanitarie
• riduzione ricoveri impropri (e quindi dei costi)
• monitoraggio e valutazione delle prestazioni
• miglioramento della compliance del paziente e/o della sua famiglia, educandolo e responsabilizzandolo, al tempo stesso, alla gestione della malattia.
Il Case Manager "si farà carico" di tutte le esigenze della persona assistita e della famiglia e si rapporterà con le istituzioni, il personale socio – sanitario, i parenti, i vicini di casa. L'intervento sulla persona avrà, così, un riferimento preciso con l’obiettivo di evitare un'assistenza disaggregata che, inoltre, risulta antieconomica e inutile, perché l'assistito rimane solo con i suoi problemi.
Evitando ogni equivoco sulle diverse funzioni che debbono essere poste in capo alle istituzioni (Comune ed ASL, anche in collaborazione con il privato sociale) e quelle che possono essere ricoperte dalle associazioni del Volontariato i cui associati dispongano dei requisiti minimi formativi ed attitudinali, il contesto finora descritto rappresenta una delle principali aree di intervento che si ritiene doveroso estendere e qualificare.
Particolare ruolo ricoprono quelle Associazioni che svolgono attività di volontariato negli Ospedali e nelle Case di Cura e che promuovono iniziative di sostegno agli ammalati e, nell’Ospedale Santobono o negli altri reparti pediatrici ospedalieri, ai bambini ricoverati.
(problematica sulla quale si ritornerà sviluppando uno specifico capitolo del documento di programmazione territoriale)
Il care-giver
I dati relativi al carico assistenziale da parte del care-giver impongono una riflessione ed un impegno nella ricerca di soluzioni sempre più qualificate ed integrate, fra tutti gli attori coinvolti nell’assistenza, a sostegno non solo del paziente fragile ma anche dell’intero nucleo familiare.
L’ipotesi di lavoro che si intende sviluppare, parte dalla constatazione che la risposta ai diversi gradi di bisogno (assistenza sanitaria, assistenza materiale, agenti di prossimità per un’assistenza “umana”, socializzazione e superamento della solitudine e del senso di inutilità) vada strutturata in modo “sistemico”: lo stesso soggetto può avere bisogno di più interventi; la condizione del soggetto può modificarsi portandolo a ricorrere ad un intervento piuttosto che all’altro. Solo il governo dell’intera gamma degli interventi e delle opportunità può consentire una risposta efficiente ed efficace, stimolare sinergie e l’elaborazione di nuovi modelli di intervento.
In tale ottica si potrà superare la rigida alternativa tra l’intervento istituzionale, la funzione dei diversi enti che operano nell’area del volontariato di sostegno alla persona e l’attività di cura ed assistenza svolta autonomamente dalle famiglie, per puntare ad integrare sinergicamente gli sforzi e le risorse disponibili.
L’attenzione all’autosufficienza degli anziani, soprattutto quando si tratta di anziani che vivono da soli, stimola la riflessione sugli strumenti che bisogna implementare e costruire ex novo.
L’informazione
Una prima riflessione riguarda la diffusione e la circolazione delle informazioni relative alla gestione delle risposte alle fragilità nonché alle risorse presenti sul territorio. Tali informazioni non sempre giungono in modo adeguato ed in tempo reale: il carico assistenziale potrebbe essere ridotto a partire da una informazione corretta e precoce e dalla diffusione di adeguate e specifiche indicazioni per pianificare gli interventi assistenziali con un accompagnamento dedicato.
La programmazione, la progettazione e la realizzazione di campagne informative impegna la Municipalità 5 ed i diversi soggetti che sarà possibile coinvolgere attivamente per procedere alla “personalizzazione” della comunicazione, soprattutto quella rivolta agli anziani, soggetti da raggiungere con messaggi efficaci e veicolati attraverso i luoghi maggiormente frequentati (uffici postali, medici di famiglia, negozi, etc.) e con caratteristiche di maggiore familiarità, che si prestano alle modalità di comunicazione “per diffusione” orale ed informale.
Gli strumenti istituzionali di Comunicazione Sociale di rilevanza generale (Portale Napoli Città Sociale, Rivista cittadina, Avvisi pubblici a mezzo manifesti stradali) andranno integrati con strumenti a maggiore valenza locale o riferiti a specifici target. Un ruolo essenziale dovrà essere esercitato dalle Associazioni di volontariato che possono svolgere la funzione di “antenne territoriali” orizzontali (presenza sul territorio, in un quartiere, una strada/piazza, un condominio) o verticali (specializzate nell’assistenza ad uno specifico target) previste dal Piano Sociale di Zona del Comune di Napoli.
La casa, la ricerca di un alloggio, rappresentano uno dei grandi problemi di Napoli e delle principali città italiane. Nella Municipalità 5 è complessivamente migliorata la qualità delle abitazioni ma si registra un’estrema difficoltà nel trovare una casa da abitare.
Il miglioramento delle condizioni abitative emerge da diversi elementi: dalla crescente diffusione dei servizi essenziali dell’alloggio, dalla diminuzione del numero di occupanti per stanza, dall’aumento del numero di abitazioni occupate in proprietà.
Permane, al contrario una scarsa attenzione per il superamento delle barriere architettoniche che rappresentano un vincolo, spesso insormontabile, per alcuni segmenti di popolazione residente.
Per quanto riguarda la Municipalità 5, i valori si discostano molto da quelli cittadini in quanto si rileva una maggiore concentrazione di abitazioni di proprietà (68,2%) seguite da una piccola quota di abitazioni in affitto con il 24.7%; dato nettamente inferiore a quello cittadino pari al 44%.
Altrettanto rilevante e sicuramente migliore del dato cittadino è il numero di abitanti per stanza:
Non da meno vanno tenute in particolare considerazione le problematiche connesse alla ricerca di un alloggio da parte dei soggetti fragili. Alla difficoltà di trovare un alloggio in affitto e di poter garantire il pagamento di un canone “ragionevole”, si sommano le diverse derive speculative (contratti “uso studio”, contratti per “non residenti” e non registrati) che ne rendono ancora più precaria la ricerca.
Un fenomeno da indagare e da censire riguarda il crescente incremento di situazioni in cui l’appartamento viene diviso con persone che non risultano ufficialmente residenti.
Tutto quanto sopra elencato induce la necessità di procedere all’aggiornamento dei dati riportati dal Profilo di Comunità e che risalgono alle statistiche ufficiali relative al Censimento 2001. Un’attività di aggiornamento e ricerca, da sviluppare in collaborazione con gli Uffici anagrafici del Comune e supportata dall’esperienza diretta delle organizzazioni sindacali dei pensionati, dei consumatori e degli inquilini.
Il dato relativo al maggior numero di cittadini ultrasessantacinquenni che risulta proprietario del proprio alloggio oppure in grado di sostenere l’affitto dell’appartamento abitato, spesso, da molti anni, rafforza la già naturale tendenza, soprattutto tra gli anziani, a non voler abbandonare, neanche temporaneamente (come nel caso dei ricoveri ospedalieri) la propria casa e, quindi, il proprio contesto, le proprie abitudini, le proprie sicurezze.
Se uno degli obiettivi è quello di assecondare tale, condivisibile esigenza, le iniziative da intraprendere vanno calibrate sull’intera gamma degli interventi necessari per garantire il diritto a vivere, serenamente, la propria vita tra i propri affetti e le proprie cose.
Dell’Assistenza Domiciliare Integrata si è già detto. Se proprio non si vogliono scomodare altri principi ed altri valori, bisognerebbe interrogarsi non tanto sui costi di tale intervento ma sui risparmi che esso può rappresentare come alternativa alla lungodegenza ed al ricorso all’ospedalizzazione anche quando non è strettamente necessario.
L’abbandono della propria abitazione deve essere preso in considerazione solo come ultima ipotesi poiché non è stato possibile ricorrere a soluzioni alternative.
Preliminarmente è opportuno meglio definire il quadro relativo agli anziani che sono collocati in strutture pubbliche, convenzionate e private.
la residenzialità: la carenza di strutture pubbliche – le strutture private
Gli utenti delle strutture residenziali sono cittadini anziani, di età superiore ai 65 anni di età, invalidi (in misura pari o superiore al 67%) e inabili al lavoro, con una inadeguata rete di assistenza familiare e in disagiate condizioni economiche. Il Comune di Napoli garantisce tale servizio attraverso strutture convenzionate presenti sul territorio cittadino e regionale.
Sulla base dei dati riferiti al 2005, leggermente inferiori a quelli rilevati due anni prima, i casi di ricovero in case di riposo di cittadini della Municipalità 5 ammontano a 27 unità. Inoltre, altri 7 soggetti sono assistiti in cronicari. Aggiornando il dato con informazioni più recenti sarà possibile verificare se la tendenza si conferma, rafforzando il convincimento che a tali soluzioni si ricorre solo in casi estremi.
Inoltre, trattandosi di informazioni relative al ricorso a strutture pubbliche, a cui si accede sulla base di particolari condizioni svantaggiate, il dato dei ricoverati residenti nella Municipalità è assolutamente parziale.
E’ opportuno procedere ad un puntuale censimento delle strutture (private) che operano nel territorio della Municipalità 5, verificandone la natura e l’aderenza al rispetto delle normative vigenti, il tipo di prestazioni che in esse vengono erogate ed i costi.
In assenza, sul territorio della Municipalità 5, di strutture pubbliche o promosse dal privato sociale e da soggetti “no profit”, l’intero segmento dell’offerta è presidiato esclusivamente da strutture promosse da privati dalle quali non si può certo pretendere che privilegino valori etici e vocazione sociale (sebbene anche da tali soggetti, soprattutto quando investono in settori tanto delicati, è giusto pretendere che si attengano ad alcune prescrizioni di carattere generale).
Un obiettivo di medio periodo è quello di realizzare sul territorio una struttura di accoglienza che potrebbe avere, tra l’altro, anche il compito di calmierare i prezzi.
Tale struttura potrebbe essere promossa in collaborazione tra l’ente comunale ed il privato sociale, realizzando una forma nuova di cooperazione e la sperimentazione di un nuovo modello organizzativo e gestionale, ad esempio coinvolgendo gli stessi ospiti nell’assetto societario o nella struttura di gestione.
Il principale vincolo risulta essere dato dalla mancanza di strutture di proprietà del Comune da destinare al progetto - non da meno sarà opportuna un’accurata verifica delle eventuali disponibilità di altri enti pubblici - e dal livello assolutamente inaccessibile del mercato dei fitti.
La delocalizzazione della struttura, pur ipotizzabile come estrema ratio, ne ridurrebbe la portata poiché ne limiterebbe le caratteristiche concorrenziali.
Sarebbe davvero suggestivo immaginare che possa essere allocata in un bene confiscato alla malavita organizzata oppure acquisibile attraverso un’iniziativa pubblico-privato di carattere benefico (donazioni, etc.)
la domiciliarità: nuove prospettive
Se l’obiettivo è quello di consentire al maggior numero possibile di anziani di restare a casa propria, ogni iniziativa tesa a garantire tale opportunità deve essere accuratamente valutata ed incentivata.
Sebbene consapevoli delle obiezioni di natura psicologica e pratica che possono essere sollevate, non si intende trascurare la possibilità di verificare la percorribilità di fare incontrare la domanda e l’offerta di alloggio che interessano, in modo speculare, le diverse generazioni.
A fronte di anziani che vivono da soli, spesso in appartamenti medio-grandi, si registra una crescente, inevasa, necessità di abitazioni, anche in via temporanea, soprattutto tra le nuove generazioni.
Naturalmente, le ipotesi di lavoro che seguono non prendono in considerazione quello che può essere definito il mercato, anche sommerso o informale, dei fitti parziali o dei subaffitti. In questa sede, per essere espliciti, non si intende affrontare la problematica di quei nuclei familiari che “affittano” una stanza (a …) poiché in tal caso sono già state affrontate e risolte, a monte, le problematiche che si intendono qui sviluppare.
E’ possibile fare incontrare anziani che dispongono di spazio abitativo e che sono, prevalentemente, alla ricerca di compagnia, soprattutto nelle ore notturne, e giovani studenti (fuori sede), persone in particolari condizioni personali (lavoratori temporaneamente trasferiti nella nostra città, separate/i ragazze madre, …) disponibili a sottoscrivere una particolare forma di “contratto”: un’abitazione in cambio del rispetto di regole di convivenza e di presidio dell’abitazione chiaramente pattuite e “garantite” da un soggetto terzo in grado di tutelare, in particolare, l’anziano che vi aderisca.
Si propone, quindi, di un modello che richiama le vacanze o i soggiorni per studio “alla pari”, ospitalità in cambio di piccole prestazioni. Sul punto andranno raccolte ed analizzate le diverse esperienze che si vanno consolidando in altre aree del Paese.
i servizi di prossimità
Un indicatore del grado di autosufficienza degli anziani è dato dalla capacità di svolgere e garantirsi regolarmente le funzioni di pulizia e cura, cucina, lavanderia , etc …
Sono noti, anche ai Servizi Sociali Territoriali, esempi di forme di solidarietà condominiale a favore di anziani che non riescono più a cucinare regolarmente (oppure a cui per motivi di sicurezza è sconsigliato l’allacciamento del gas), di gruppi di anziani che si attivano per farsi consegnare a domicilio particolari forniture di generi alimentari realizzando risparmio e maggiore qualità o che “si aiutano” per disbrigare le principali attività quotidiane.
In questo ambito si inserisce, tra l’altro, l’intervento dei “pony della sicurezza e solidarietà” erogato da enti del volontariato che sebbene proposto negli ultimi anni a fasi alterne, non continuative e con lunge soste, viene apprezzato e riconosciuto dall’utenza.
La crescente richiesta di interventi si sta dimostrando nettamente superiore all’offerta che, in via ordinaria, si riuscirà a mettere in campo anche per il 2009
Gli anziani si fidelizzano agli operatori e rivolgono richieste di aiuto sempre più complesse e maggiormente articolate che, per alcuni interventi, rientrano nell’ambito di prestazioni professionali di ambito socio assistenziale.
Ad esse, inevitabilmente, si può rispondere soltanto prevedendo una sostanziale riorganizzazione del servizio valorizzando e riqualificando l’esperienza che gli operatori già da diversi anni svolgono.
Il modello solidaristico “spontaneo” - naturalmente da incoraggiare e valorizzare - ed il contributo delle associazioni del volontariato, andrebbero affiancati da una solida azione di sostegno alla possibilità di vedersi garantiti al proprio domicilio, anche a fronte del pagamento di un corrispettivo, alcuni servizi essenziali.
I servizi potrebbero essere erogati da soggetti del terzo settore, selezionati e convenzionati dal Comune, in grado di fornire le prestazioni nell’ambito di aree delimitate territorialmente e per numero di fruitori (condomini, parchi, etc.), area di competenza delle Parrocchie.
Si ipotizza la possibilità di garantire, sulla falsariga di quanto già avviene regolarmente con il servizio di refezione scolastica, pasti caldi a domicilio (definendo e pattuendo centralmente la soglia minima di pasti da erogare in un ambito territoriale circoscritto e contrattando le condizioni di miglior favore sulla base dei prezzi già previsti per le forniture scolastiche o ospedaliere).
Non si trascuri il fattore relativo alla possibilità di accedere, a prezzi competitivi, ad un prodotto sottoposto al rispetto di tabelle alimentari equilibrate, elaborate e controllate dalla ASL, in grado di rispondere anche a standard specifici (diabetici, vegetariani, etc.) soprattutto tenendo conto che c’è chi ricorre con una certa regolarità alle produzioni di rosticcerie e tavole calde oppure, anche per motivi economici, a diete carenti e squilibrate.
Il servizio di lavanderia e stireria potrebbe essere organizzato tra alcune lavanderie convenzionate ed il contributo dei volontari per il ritiro e la consegna a domicilio dei capi.
In analogia andrebbero erogati gli altri servizi essenziali.
SUPERARE LA SOLITUDINE
PROMUOVENDO NUOVE FORME DI AGGREGAZIONE E SOCIALIZZAZIONE
La Municipalità è impegnata nella promozione di centri aggregativi, anche spontanei, a partire dalle piazze e dagli spazi verdi da condividere con altri soggetti quali bambini ed adolescenti. Un processo che è già storicamente consolidato in luoghi come i giardini di via Ruoppolo ma che può essere replicato in altre aree già parzialmente attrezzate o in via di ristrutturazione e riqualificazione.
L’obiettivo è quello di prevedere l’estensione degli spazi attrezzati, di aree per il gioco e per i percorsi didattici, in modo da agevolarne e qualificarne l’utilizzo, ponendo particolare attenzione all’incontro intergenerazionale ed alla possibilità di convivenza con gli animali domestici, istituendo per essi aree di “sgambamento” e spazi attrezzati dedicati.
Quest’ultima tematica rimanda non solo agli aspetti logistici connessi alla possibilità di tenere un animale (di supporto o di compagnia) ma ai numerosi aspetti pratici ad essa collegati e che possono consentire ad un anziano di poter continuare ad avvalersi della compagnia di un animale domestico.
Di nuovo, si ripropone la possibilità di incentivare il rapporto intergenerazionale stimolando il contributo di giovani volontari che possano prendersi cura degli animali in alcuni periodi o per alcune esigenze non sempre risolvibili dai proprietari che, per tali motivi, rischiano di doversene separare.
Infine, potrebbero essere individuate strutture, anche da convenzionare, in cui sia possibile organizzare eventi sociali, sportivi, ricreativi e culturali da programmare congiuntamente ai soggetti aderenti alla Consulta delle Associazioni ed al Tavolo del Terzo Settore.
due prime concrete articolazioni
Già prima dell’insediamento del Tavolo del Terzo Settore, su iniziativa di alcune associazioni del volontariato che svolgono un ruolo importante nell’ambito del “Tavolo”, sono stati avviati due progetti: “Il Giardino dei Non ti scordar di me ” e “conf-orto Urbano” dei quali, in questa sede, si forniscono schede sintetiche.
Il primo progetto è rivolto a persone con Alzheimer (e di altri tipi di demenza), correlando l’azione di cura ad un intervento sugli spazi edilizi ed urbani. La progettazione di spazi ad hoc supporta lo sviluppo di programmi terapeutici, collaborando con la componente più squisitamente sanitaria.
La “garden therapy” offre la possibilità di unire manualità e creatività in uno spazio all’aperto, ma protetto rispetto al mondo esterno che a questi ammalati spesso appare come un ambiente totalmente ostile. Nel giardino dei non ti scordar di me gli ammalati potranno avvalersi di stimolazioni sensoriali (udito, vista, tatto, etc.) e terapeutiche contrastando il declino cognitivo e potenziando le capacità connettive.
Il giardino deve rappresentare un percorso guidato, all'interno del quale le persone affette da Alzheimer possono muoversi liberamente, senza pericoli, in vialetti pavimentati oppure in spazi verdi, senza alcun tipo di ostacolo e caratterizzati da un buon numero di panchine e corrimani. La guida ideale è rappresentata dalla natura: chi lo frequenta e vi sosta entra, infatti, in contatto con i diversi colori e aromi delle varie specie di piante presenti.
Inoltre, sono previsti spazi pieni (emicicli provvisti di comode sedute) da destinare ad esercizi di espressione teatrale e mimica il cui obbiettivo è usare l'umorismo, il gioco, il contatto empatico verbale, non verbale, il contatto fisico, la comicità in esercizi-gioco per canalizzare gli stati emozionali negativi: ansia, aggressività, apatia, tristezza; per strutturare percorsi ludici di orientamento spaziale; per rieducare alla manualità; per intervenire sullo schema corporeo nel tentativo di recuperarne la consapevolezza funzionale; per fornire ancoraggi comportamentali finalizzati al recupero delle abilità relazionali alternati a spazi vuoti per consentire i percorsi per la deambulazione e il tessuto connettivo.
Il secondo progetto, per il recupero di spazi ed aree verdi abbandonati per combattere l’antropizzazione del territorio è stato inserito nel Piano Strategico dell’Assessorato alle Pari Opportunità 2008 – 2010 del Comune di Napoli.
Il progetto CONF-ORTO URBANO prevede la creazione di orti sperimentali gestiti e curati da gruppi di cittadini per incrementare il conforto, l’impegno e lo svago: una realtà viva, dinamica e partecipativa.
Il progetto si prefissa l’obiettivo di:
- incrementare le zone verdi quali luogo di aggregazione e di educazione nonché di applicazione di principi elementari di botanica e floricoltura;
- la promozione e la creazione di scorci di campagna in città rivitalizzando parchi, aiuole e qualsiasi altra zona adibibile a verde, per combattere l’antropizzazione del territorio ed incrementare una nuova cultura ambientalista attualizzandola nel nostro contesto estremamente urbanizzato;
- far conoscere e diffondere la cultura del verde, favorendo anche un ponte generazionale fra i giovanissimi e le scolaresche (allievi) e le nonne e i nonni (docenti). Che, in tal modo, diverrebbero protagonisti di una missione estremamente formativa ed originale, allontanandosi dalla solitudine e riacquistando “peso sociale”.
Un centro sociale per anziani
Tra gli obiettivi di breve periodo vi è la creazione di una struttura per anziani, da ubicare in uno spazio dedicato, da reperire nell’ambito delle disponibilità del Comune o di altri soggetti pubblici, e da caratterizzare con una propria specializzazione “verticale”, strettamente correlata alla storia del Quartiere ed alle sue tradizioni.
Una volta individuata l’area da attrezzare, problematica che rimanda ad alcune valutazioni prima espresse in merito alle difficoltà che si incontrano per reperire spazi di proprietà pubblica, sarà possibile ipotizzare la promozione del soggetto a cui affidare la conduzione della struttura, le modalità di affidamento, il tipo di partecipazione attiva, alle decisioni ed alla gestione, dei potenziali fruitori.
L’impianto sportivo Collana e le palestre delle scuole
La possibilità di utilizzare l’impianto sportivo Collana per Associazioni di volontariato opportunamente selezionate e convenzionate, potrebbe consentire l’organizzazione di iniziative dedicate agli anziani di natura ricreativa e terapeutica (ginnastica dolce, footing, piscina etc.). La constatazione che gli impianti risultino, allo stato, sottoutilizzati durante le ore mattutine, induce a considerare compatibili le diverse esigenze e priorità che gravano sull’impianto.
In vista dell’auspicabile ristrutturazione dell’impianto sportivo si dovrebbe tenere in maggiore considerazione la possibilità che in alcune giornate e fasce orarie possa essere adibito a tali iniziative ed andrebbero operati gli opportuni interventi per garantirne l’effettivo accesso ad anziani e disabili.
Inoltre, andrà verificata la fattibilità di consentire nelle ore pomeridiane e comunque non contrastanti con le attività didattiche, l’utilizzo delle palestre degli istituti scolastici statali del territorio della Municipalità 5.
LA COMUNITA’ EDUCANTE
il principio di comunità educante va esteso agli stili di vita, alla funzione di esempio degli adulti, alle modalità con cui si esercita il vivere civile; gli indicatori compresi nel profilo di Comunità della Municipalità 5 risultano confortanti:
il 62,16% dei residenti nella Municipalità risulta diplomato o laureato rispetto al 35,18% della città di Napoli.
La risorsa rappresentata dagli anziani / pensionati con specifiche propensioni pedagogico- didattiche (insegnati e docenti) e formative (tecnici e professionisti) può consentire l’effettivo incontro tra generazioni ma anche la solida base per esperienze di impegno civile e solidale, a favore, ad esempio, di segmenti più svantaggiati o degli immigrati.
Un bilancio relativo all’esperienza pluriennale dei “nonni civici” potrà consentire di riformulare l’intervento, oggi garantito da associazioni del volontariato ma, tendenzialmente, circoscritto alle sole attività di vigilanza, durante le fasi di entrata ed uscita degli alunni, in prossimità degli edifici scolastici.
INCLUSIONE E SOLIDARIETA’ – INCONTRO DI INTERESSI
Nella Municipalità 5 si registra la presenza dell’8,5% della popolazione straniera residente a Napoli: nuclei consistenti di lavoratori immigrati, soprattutto di alcune aree geografiche (oltre la metà del totale delle presenze ufficiali censite proviene dallo Srilanka e dall’Ucraina) e prevalentemente di sesso femminile.
I dati sono quelli ufficiali ma essi aumentano in maniera esponenziale se si considerano gli irregolari e tutte le diverse forme di lavoro nero che sono note alle diverse associazioni che intervengono sulla problematica. (la tematica sarà affrontata da uno specifico tavolo tematico; in questo documento compare esclusivamente per quanto rileva dal versante delle politiche sociali riferite agli anziani).
Si propone un interessante intreccio tra gli interventi finalizzati all’accoglienza ed all’integrazione dei lavoratori stranieri, prevalentemente badanti e domestiche, e la crescente domanda a cui questi lavoratori possono dare risposta.
Una domanda a cui, in percentuale minore ma, forse, con un grado pari o maggiore di “immersione”, contribuiscono anche lavoratori irregolari italiani e che si caratterizza, allo stato, per un insufficiente grado di preparazione professionale quando le prestazioni richieste riguardano l’assistenza ad anziani ammalati o a disabili.
La creazione di sportelli informativi e di orientamento per gli immigrati, in stretta collaborazione con le associazioni del volontariato e del terzo settore e tra esse quelle che già operano sul territorio su tale problematica (ACLI, CGIL, CISL, UIL, Associazioni dei Consumatori), può caratterizzarsi proponendo una “specializzazione verticale” da integrare con servizi educativi (imparare la lingua o recuperare elementi di alfabetizzazione) e formativi (imparare a cucinare, ad accudire, etc.).
Per l’organizzazione e l’erogazione di tali attività andranno coinvolti attivamente quegli enti, componenti del Tavolo del Terzo Settore, qualificati e specializzati, che lavorano prevalentemente sulle problematiche della formazione e dell’educativa i quali potranno, inoltre, in collaborazione con i servizi specializzati del Distretto 47 della ASL NA1, predisporre specifici moduli per l’acquisizione di nozioni di prima assistenza e pronto soccorso.
Gli esiti positivi di tali interventi formativi possono evolvere fino a rappresentare una “certificazione” del percorso effettuato, ad uso delle famiglie che intendono ricorrere a tali prestazioni, rispondendo in tal senso, sebbene indirettamente, al crescente bisogno di “sicurezza” che perviene soprattutto da anziani e soggetti deboli.
Le associazioni di volontariato, le sedi territoriali delle organizzazioni sindacali e le Parrocchie possono, in tale contesto, divenire i soggetti promotori (ed i garanti) dell’incontro tra domanda ed offerta nonché dell’implementazione delle attività di sportello “bidirezionale” (riferite sia agli immigrati che ai potenziali datori di lavoro).
CONCLUSIONI
I documenti di programmazione rischiano di configurarsi come “libri dei sogni” ed elencazione di buone intenzioni che potrebbero non realizzarsi mai, spesso per fattori che non dipendono direttamente da chi li elabora o li approva nelle sedi istituzionali.
Gli estensori del presente documento sono consapevoli di tale limite e ritengono decisivo procedere, anche per stadi e successivi gradi di avanzamento, alla concreta realizzazione dei principali obiettivi indicati costituendo, a tal fine, gruppi di lavoro per sviluppare gli approfondimenti, gli studi di fattibilità, le verifiche tecniche e la ricerca delle risorse.
Pertanto, ferma restando la possibilità di procedere a modifiche o ad ulteriori integrazioni del documento che potranno essere proposte dalle Associazioni che compongono il Tavolo del Terzo Settore della Municipalità 5, la versione rilasciata sul blog all’indirizzo:
http://municipalitasociale5.blogspot.com
potrà essere arricchita con contributi, utilizzando l’opzione “commenti” finalizzati a sviluppare ed implementare i diversi interventi operativi previsti dal documento.
(Napoli, 24 aprile 2009)
